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10 domande sulle strategie per il cloud a cui ogni leader IT deve rispondere

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15 Nov 202313 minuti
Architettura del cloudCloud ComputingGestione del cloud

Indipendentemente dal fatto che lo sviluppo del cloud della vostra azienda sia all'inizio o già in piena fase di sviluppo, valutare e rivalutare le domande-chiave che vedremo di seguito può rivelarsi fondamentale per garantire un approccio allineato all'azienda e al riparo da costi imprevisti che possono insorgere rapidamente e in qualsiasi momento.

Diverse Business People on a Meeting
Credito: Shutterstock / Rawpixel.com

Ormai, non si tratta più di stabilire se le aziende si stiano spostando verso il cloud, ma piuttosto di capire quanto questo percorso stia procedendo, o meno, nel modo giusto. La “nuvola”, infatti, non è più quel nuovo oggetto che si può ammirare in lontananza, in tutto il suo splendore: è scesa a terra, a volte con un tonfo inaspettato sul lato sbagliato del bilancio di un’azienda [in inglese].

“Sono tantissime le persone che sono passate al cloud senza aver riflettuto sulle reali ragioni per cui lo stavano facendo e su ciò che volevano ottenere”, osserva David Mitchell Smith, illustre vice president e analista di Gartner specializzato sul cloud computing e sul digital più in generale. Le aziende possono avere piani di migrazione o di esecuzione molto dettagliati, ma molte di loro non hanno sviluppato un punto di vista preciso sul ruolo del cloud al loro interno.

Sebbene alcune continuino a non considerare le potenzialità cloud, il valore dello sviluppo di una strategia completa che lo riguardi è diventato evidente. “Oggi ci troviamo di fronte alla dura realtà dei suoi costi, se non viene gestito bene il tutto”, afferma Jay Upchurch, vice president esecutivo e CIO di SAS. “È importante capire la destinazione e concentrarsi sul raggiungimento del valore aziendale prima di buttarsi”.

In assenza di una chiara strategia e di un ampio sostegno da parte della leadership, anche gli investimenti cloud a valore aggiunto possono essere a rischio. “I suoi costi diventano spesso – e rapidamente – grandi voci di bilancio. E si ripetono mensilmente o trimestralmente”, aggiunge Upchurch. “Questo li rende una faccenda complicata per i team finanziari e per i dirigenti”.

Ma ci sono anche altri rischi. Per esempio, in assenza di una strategia cloud allineata e supportata dall’azienda, è possibile che vi siano obiettivi e traguardi che contrastano tra loro, oltre che un valore aziendale percepito insufficiente, come pure un’esperienza utente scadente.

D’altro canto, secondo Smith, i CIO che sviluppano una strategia cloud ben ponderata hanno maggiori probabilità di ottenere risultati migliori rispetto a quelli che non lo fanno. E decidere di cambiare rotta non è mai troppo tardi.

“Molte imprese devono rivedere le loro strategie cloud, poiché le loro attività sono cambiate e le offerte dei fornitori sono maturate”, spiega Brian Alletto, direttore della tecnologia della società di consulenza di servizi digitali West Monroe. Ecco, di seguito, alcune domande complesse che i responsabili IT dovrebbero porsi, oggi, sulla loro strategia cloud.

1. Perché stiamo passando al cloud?

La prima e più importante domanda è, apparentemente, così ovvia che molti responsabili IT pensano di avervi già risposto. “Se lo chiedete a qualcuno, spesso, vi elencherà una dozzina di potenziali vantaggi del cloud: costi inferiori, maggiore sicurezza, maggiore agilità e così via”, dice Smith. Ma questo non risponde alla domanda. Una strategia cloud dovrebbe essere costruita sui risultati di business che l’azienda sta cercando di raggiungere, e su come essi potrebbero allinearsi con alcuni dei potenziali vantaggi.

“La realtà è che il cloud offre una vasta gamma di opzioni e non esiste una soluzione unica”, precisa Ben McIntyre, vice president delle soluzioni e dell’architettura aziendale di Merchant’s Fleet. I responsabili IT dell’azienda, che opera da 60 anni nella gestione delle flotte, hanno deciso che il cloud poteva supportare la sua rapida crescita senza che si dovessero affrontare le difficoltà legate alla manutenzione dei data center. “Quando abbiamo deciso di passare alla ’nuvola’ e di abilitare le nostre soluzioni, è stata una decisione collegata direttamente alla strategia di crescita a lungo termine dell’azienda”, spiega McIntyre.

2. I principali stakeholder sono davvero d’accordo?

È fondamentale che tutte le funzioni interessate siano in accordo sul valore aziendale del passaggio al cloud. Solo così potranno e vorranno partecipare, dice Upchurch.

Per farlo bene, i leader IT devono individuare gli obiettivi-chiave di ogni stakeholder, collegarli ai target aziendali e rendere conto a tutti dei traguardi comuni attraverso discussioni e mandati dall’alto verso il basso, dichiara Mukesh Ranjan, vice president del team di servizi IT di Everest Group.

È essenziale accordare la strategia cloud con le altre strategie tecnologiche esistenti (per esempio quelle che riguardano i dati, la sicurezza, lo sviluppo, le architetture). “Il cloud computing non esiste nel vuoto, e nemmeno la vostra strategia dovrebbe stare lì”, consiglia Gartner nel suo 2023 Cloud Strategy Cookbook. “Comunicate e negoziate con altri gruppi per creare una linea di azione di successo”.

3. Quali sono i nostri principi relativi al cloud?

Cloud-first, buy-before-build, multicloud, cloud-native, lift-and-shift-as-last-resort. Esistono numerosi principi che possono guidare le decisioni relative al cloud e, anche se la migrazione avverrà per carichi di lavoro successivi, l’azienda dovrebbe riunirsi intorno ai suoi capisaldi per guidare le decisioni in corso, secondo Smith di Gartner.

4. Abbiamo un inventario completo dei nostri carichi di lavoro?

Per capire dove si sta andando, bisogna prima sapere dove ci si trova. Molte imprese saltano questo passaggio perché può essere troppo complesso. Tuttavia, la creazione di un inventario dei carichi di lavoro esistenti, contenente le informazioni-chiave su ciascuno di essi rende molto più semplice prendere decisioni sul percorso da intraprendere.

Ciò può diventare un progetto a sé stante, ma è importante, durante lo sviluppo della strategia cloud, definire le informazioni da raccogliere su ogni carico di lavoro, tiene a precisare Smith. Queste possono includere i dati su chi è il proprietario del carico di lavoro, quali sono le sue dipendenze da altre applicazioni, chi l’ha creato o quali fornitori sono coinvolti, i requisiti di sicurezza, governance, conformità e dati, nonché quelli speciali di integrazione o di localizzazione. È importante indicare anche l’obiettivo del carico di lavoro (per esempio: efficienza, agilità, risparmio economico) e tutte le caratteristiche delle prestazioni che contribuiscono a determinare se si è in presenza di un buon candidato per il cloud. I carichi di lavoro con una domanda imprevedibile, come le applicazioni mobili o i siti web, potrebbero essere adatti al cloud pubblico, mentre le applicazioni efficienti, virtualizzate e stabili con un utilizzo prevedibile, potrebbero non dover beneficiare della migrazione.

5. Stiamo sfruttando i vantaggi del cloud-native?

È lungo l’elenco dei carichi di lavoro “lifted and shifted” che hanno comportato un superamento dei costi, una gestione delle spese di emergenza e vari problemi di performance. Questi costosi errori possono essere evitati con un maggiore investimento nella strategia cloud.

Secondo Upchurch di SAS, il valore maggiore del cloud tende a derivare dalle soluzioni cloud-native, che ne sfruttano i vantaggi di scalabilità e variabilità. In una precedente azienda, dotata di un data center aziendale e di un ambiente infrastrutturale economicamente vantaggiosi, Upchurch ha scoperto che il semplice spostamento delle applicazioni aziendali nel cloud avrebbe decimato il budget. Invece, il suo team ha utilizzato le pratiche DevOps per ri-architettare le applicazioni in modo da sfruttare le funzionalità cloud native. Il risultato è stato una soluzione di hosting a costo zero che ha offerto altri vantaggi, come una migliore esperienza utente, aggiornamenti rapidi e trasparenti, e modelli di utilizzo del cloud variabili.

I CIO dovrebbero chiedersi se stanno sfruttando appieno i servizi e le funzionalità del cloud durante la sua migrazione. “Se la risposta è negativa”, riflette Upchurch, “è possibile che stiate solo affittando il data center di qualcun altro”.

6. Come bilanciare sicurezza, agilità e usabilità?

È essenziale disporre di livelli di protezione adeguati per ogni carico di lavoro nel cloud. Ma la cybersicurezza, qui, è un’altra cosa: è una responsabilità condivisa. I responsabili IT devono, quindi, avere chiari i ruoli e gli obblighi. Inoltre, “il panorama si sta evolvendo”, sottolinea Anuj Bhalla, presidente e responsabile globale del cloud integrato e della delivery excellence di Tech Mahindra. “È imperativo che i leader valutino e rivedano costantemente le strategie di sicurezza del cloud e si tengano informati sulle minacce emergenti”.

Inoltre, l’IT dovrà destreggiarsi tra la cybersicurezza e le priorità concorrenti come l’agilità e la funzionalità.

“Per mantenere un’esperienza simile a quella del cloud per gli utenti, la sicurezza deve essere integrata nello sviluppo del software cloud-native e nell’architettura generale della tecnologia”, precisa Upchurch. “In questo modo si elimina la necessità di configurazioni complesse dei firewall di rete che sono difficili da automatizzare, costano di più e distruggono l’esperienza cloud-like che gli utenti si aspettano”.

I responsabili IT possono passare alla security con gli approcci DevOps, e fare ricorso pratiche quali i test statici di sicurezza delle applicazioni (SAST), i test dinamici di sicurezza delle applicazioni (DAST) e i test interattivi di sicurezza delle applicazioni (IAST).

7. Abbiamo i talenti giusti?

“Le aziende rallentano il percorso di trasformazione del cloud a causa della mancanza di competenze interne in materia”, evidenzia Joe Nathan, associate principal for technology transformation di The Hackett Group. Il cloud computing modifica i requisiti di personale in misura variabile, a seconda del livello e del tipo di adozione. I responsabili IT potrebbero aver bisogno di un numero minore di persone che gestiscono i server e di un numero maggiore di persone che svolgono attività di ingegneria di rete di livello superiore, di integrazione dei sistemi, di gestione dei fornitori, di data science, di sicurezza del cloud o di analisi aziendale.

Le imprese hanno bisogno anche di competenze non tecniche, come quelle per la gestione finanziaria del cloud e della sua ottimizzazione. Alcuni di questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso l’aggiornamento dei professionisti che si rendono disponibili, ma i leader IT potrebbero anche aver bisogno di reclutare talenti esperti. Pertanto, le risorse umane dovrebbero essere un partner-chiave nella strategia.

“Sono necessarie competenze specifiche per interpretare correttamente i requisiti, comprendere l’universo delle potenziali soluzioni e iniziare ad analizzare quali di queste sono più adatte alla miriade di vincoli aziendali”, precisa Randy Armknecht, managing director e leader della global cloud advisory practice di Protiviti.

Mentre i leader dell’Information Technology possono appoggiarsi a partner di servizi IT per accedere a funzionalità su scala, Armknecht ha lavorato con diversi CIO per creare una cultura di apprendimento del cloud all’interno dei loro team tecnologici, una pratica che può offrire vantaggi più ampi. “Il principale elemento positivo che ho riscontrato è stata la forza della community che si forma quando gli sviluppatori di database, rete, server, sicurezza e app vedono il cloud come un percorso comune da compiere insieme”, dichiara Armknecht. “Una maggiore collaborazione porta a una maggiore velocità di implementazione e a una riduzione degli errori. Un team competente e motivato che lavora insieme può raggiungere grandi risultati”.

I CIO devono assicurarsi di avere a bordo anche esperti nella gestione del cambiamento. “Per passare al cloud è necessaria una grande collaborazione e servono persone in grado di organizzare e orchestrare i cambiamenti”, evidenzia McIntyre di Merchant Fleet. “La pianificazione è fondamentale, come lo è galvanizzare tutte le persone in un approccio condiviso”.

8. Come misureremo e comunicheremo il valore del cloud?

Come minimo, i responsabili IT devono sapere come gestire i costi del cloud. Secondo Alletto di West Monroe, la scalabilità del cloud può portare rapidamente a un loro superamento. Alcuni responsabili delle divisioni tecnologiche sottolineano i vantaggi della creazione di capacità FinOps [in inglese] in una fase iniziale per consentire una loro maggiore trasparenza.

Tuttavia, i CIO devono essere pronti ad andare oltre la spesa responsabile per il cloud e a dimostrare il suo valore aziendale, a prescindere dal fatto che si tratti dello sviluppo di nuove applicazioni, di aggiornamenti rapidi e frequenti delle applicazioni cloud esistenti, della crescita dei clienti o dei ricavi, o di altri risultati aziendali abilitati dal cloud.

Metriche quantificabili, dinamiche e orientate ai risultati sono essenziali per monitorare i progressi. “La realizzazione e la massimizzazione del valore del cloud è un processo continuo e necessita di un solido meccanismo di monitoraggio e di feedback per un miglioramento costante”, aggiunge Ranjan di Everest Group, che consiglia di concentrarsi sugli OKR (objectives and key result) [in inglese] invece che sui tradizionali KPI (key performance indicator) [in inglese].

Per SAS, che ha un programma FinOps ampio e avanzato che illustra i risparmi sui costi e l’efficienza del cloud, il prossimo passo sarà utilizzare la piattaforma per articolare il valore aziendale derivante da questi investimenti.

“Questo dimostrerà e giustificherà l’aumento della nostra spesa efficiente per il cloud”, osserva Upchurch di SAS. Illustrare l’intero impatto aziendale della ”nuvola” può aiutare qualsiasi CIO ad “attenuare l’intento finanziario e dirigenziale di ridurre i costi, che potrebbe andare a scapito della funzionalità e della creazione di valore”, tiene a precisare Upchurch.

9. Qual è la nostra exit strategy?

Secondo Smith di Gartner, uno dei maggiori errori in una strategia cloud è quello di non avere una exit strategy. Tutti sanno che dovrebbero averne una, ma nessuno vuole porsi la domanda. “Pensano che la risposta non piacerà, ovvero che sono bloccati e che sarà difficile spostarsi”, aggiunge.

Un approccio con la testa nella sabbia, tuttavia, è una cattiva idea. Anche se tornare indietro da una migrazione al cloud  [in inglese] è raro, è importante conoscere tutte le opzioni esistenti, anche solo per prepararsi a una situazione imprevista. In effetti, alcune autorità di regolamentazione dell’UE richiedono alle aziende di farlo. Un contratto cloud può definire gli SLA e i termini e le condizioni di uscita, ma spetta ai responsabili IT pianificare come procedere al disaccoppiamento, affrontando le questioni infrastrutturali e aziendali pertinenti.

Non è mai troppo tardi per sviluppare o perfezionare una strategia cloud. Anzi, l’esperienza reale con il cloud, nel bene e nel male, può aiutare a sviluppare la strategia.

“Non si dovrebbe costruire una strategia cloud in una torre d’avorio senza aver commesso errori e senza aver imparato da essi”, sentenzia Smith.

Inoltre, ci sono molte aziende che hanno intrapreso percorsi cloud simili, con successi, difficoltà e fallimenti che possono essere istruttivi per i leader IT. “È una buona gestione aziendale imparare da chi ci ha preceduto e applicare queste lezioni alla strategia futura”, sottolinea Armknecht di Protiviti.

Ma i responsabili IT non dovrebbero rimandare la soluzione di questi problemi di strategia cloud. “Tutto richiede tempo per essere realizzato”, conclude Armknecht. “E nel cloud, dove il costo è determinato dall’utilizzo, più a lungo si sovrastimano le risorse o si rimane bloccati con un’architettura non funzionante, più l’errore risulterà costoso”.