I costi del cloud sono una preoccupazione crescente per i CIO di oggi, ma gli strumenti, i talenti, la strategia e i termini contrattuali giusti possono aiutarvi a trarre il massimo dalla spesa attuale (e futura) per la “nuvola”. Credito: BAZA Production/Shutterstock Negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di aziende si è impegnato nella migrazione al cloud pubblico [in inglese]. Ma, per alcune di esse, “prive di una strategia concreta, sono emerse alcune ovvie sfide per quanto riguarda la misurazione del valore reale dei loro investimenti nella ’nuvola’”, osserva Ricky Sundrani, partner di Everest Group nell’ambito della pricing assurance. Passiamo a una delle preoccupazioni più importanti per le aziende di oggi: l’aumento dei costi del cloud [in inglese]. “Molte aziende stanno ricevendo sorprese sgradite per i costi dei loro servizi di questo tipo, che sono molto più alti di quanto stimato, e mandano all’aria i piani di business utilizzati per giustificare il programma”, spiega Andy Sealock, senior partner delle attività di consulenza e trasformazione di West Monroe. L’inadeguatezza della pianificazione all’inizio del cloud journey [in inglese] è una delle principali cause di questo scollamento, ma ce ne sono molte altre: dalla visibilità limitata sul consumo e sui modelli, alla dispersione dei costi non controllata, fino alla mancanza di ottimizzazione dei carichi di lavoro o le politiche deboli di gestione della domanda, solo per citarne alcune. Secondo un’indagine di Everest Group condotta tra i CIO [in inglese], oltre i due terzi delle aziende non sta capitalizzando in pieno il valore degli investimenti nel cloud. D’altra parte, piano di business per il cloud rimane lo stesso: maggiore scalabilità, efficienza, affidabilità e resilienza, migliore sicurezza dei dati e, potenzialmente, costi inferiori. Ma, per ottenere questi vantaggi, è necessaria una gestione condivisa e attiva delle offerte. Esiste una serie di azioni che i responsabili IT possono intraprendere per massimizzare il valore dei loro investimenti attuali e futuri nel cloud, dalla fase che precede la selezione dei partner, a molto tempo dopo la firma dei contratti. Vale la pena adottare la seguente dozzina di consigli. Costituire un team cloud interfunzionale Uno dei maggiori errori che vengono commessi nello sfruttamento delle opportunità della “nuvola“ consiste nel non compiere questi sforzi interfunzionali dall’alto verso il basso. “Quando la trasformazione del cloud è guidata da un ufficio del CXO senza uno stretto coinvolgimento delle unità di business e dei team di sviluppo, si perdono le sfumature più sottili, portando a un’adozione inefficace, sia dal punto di vista dei costi che dell’efficienza”, dichiara Mukesh Ranjan, vice president dei servizi IT di Everest Group. Secondo Ranjan, i responsabili IT dovrebbero costituire un team con rappresentanti di tutti i gruppi di stakeholder-chiave durante le fasi di pianificazione del percorso di trasformazione del cloud. Un’indagine di PwC del 2022 [in inglese] ha rilevato come le aziende che ottenevano benefici dalla cloud transformation, e che segnalavano meno barriere al raggiungimento del valore, in genere coinvolgevano cinque o più funzioni all’inizio dei loro progetti. Sebbene non sia l’ideale, è possibile farlo anche in una fase successiva della migrazione, per garantire una visione a 360 gradi dei requisiti e dell’utilizzo del cloud aziendale. Definire linee di base e aspettative (realistiche) Troppe aziende non hanno una comprensione completa dei vantaggi che si aspettano di ottenere dal cloud rispetto all’ambiente esistente. Ciò richiede una valutazione del valore dell’ambiente attuale, e di ciò che cercano di ottenere dalla sua adozione e delle tempistiche per raggiungerlo. Soltanto allora potranno selezionare i fornitori, le soluzioni e le competenze che meglio si allineano con i loro obiettivi, afferma Ranjan. È importante togliersi gli occhiali rosa durante questo processo. “I responsabili IT devono essere realistici sulla quantità di risorse computazionali presenti in azienda che possono essere migrate nel cloud, e sulla rapidità con cui ciò può avvenire”, dice Sealock. Costruire un piano di business completo Durante la pandemia, molte aziende si sono precipitate nel cloud, e per ovvi motivi. Ma la migrazione priva di un piano di business ben ponderato non è una strategia ottimale. Un approccio frettoloso al passaggio si traduce, infatti, in un aumento dei costi a lungo termine. Durante la frenesia della migrazione, le aziende possono prendere scorciatoie che si traducono in debiti tecnici che diluiscono l’impatto che la trasformazione in cloud può avere. “Considerate il cloud come un percorso di modernizzazione e non solo come una migrazione”, consiglia Ranjan. “Intraprendete iniziative di update delle applicazioni come il refactoring, la riarchitettura, il replatforming e la sostituzione, se necessario, delle applicazioni in esecuzione sulla ’nuvola’”. Analizzare (e negoziare) i termini del contratto cloud in anticipo Molti responsabili IT non dispongono di dati di mercato rilevanti necessari a condurre trattative informate con i cloud vendor. “Questo potrebbe riguardare, tra l’altro, gli sconti previsti, i termini e le condizioni più favorevoli offerti a determinati acquirenti, e le migliori tempistiche di trasformazione”, spiega Sundrani. Marina Aronchik, partner dello studio legale Mayer Brown, che si occupa di transazioni tecnologiche e di proprietà intellettuale, raccomanda di tenere conto dei termini dei contratti cloud come parte di una valutazione più ampia di potenziali soluzioni e fornitori di cloud. “Nell’attuale contesto economico, i clienti possono avere l’opportunità unica di assicurarsi termini contrattuali più flessibili e favorevoli”, sottolinea Aronchik. “A tal fine, le strutture IT dovrebbero prevedere un periodo di tempo per un impegno ragionevole con diversi fornitori di cloud su base competitiva, o con un singolo fornitore, con una ragionevole opportunità di passare a una soluzione alternativa, se necessario”. Occhio ai consumi Il valore di un contratto cloud non è rappresentato esclusivamente dal tariffario. Ciò che il cliente può ritenere un “uso consentito”, può essere considerato dal provider un “uso in eccesso” o un “sovrapprezzo”. “Per massimizzare il valore totale di un contratto cloud, i responsabili IT devono cercare chiarezza contrattuale e tecnica sulle metriche utilizzate per calcolare le tariffe, sugli strumenti affidabili per il monitoraggio dei consumi, e sulla metodologia per affrontare l’uso in eccesso effettivo o potenziale”, afferma Aronchik. Attenzione agli impegni minimi Può essere allettante accettare determinati volumi o livelli di spesa per assicurarsi sconti più consistenti per l’utilizzo continuativo del cloud. Ma è una delle principali cause di valore bloccato nei relativi contratti. “È importante non esagerare con gli impegni minimi”, avverte Sealock. “Questo spesso dipende dalla capacità dell’azienda di prevedere con precisione quanta parte del proprio footprint basato sul locale può effettivamente migrare nel cloud e a quale velocità”. Se un’azienda IT incontra problemi che ritardano o impediscono il passaggio dei sistemi on-premise al cloud, e quindi non rispetta un impegno minimo, ci saranno dei costi da sostenere. “Gli impegni a lungo termine, l’uso di servizi nativi ‘appiccicosi’ possono portare a sconti contrattuali più consistenti, ma hanno anche un impatto sui piani tecnologici”, sottolinea Sealock. Non lasciare nulla di intentato Ci sono diversi fattori interni che possono influire sul valore del cloud. “Sfidate il vostro reparto IT a muovere tutte le leve necessarie a un uso efficiente del cloud”, consiglia Sealock. Potrebbe esserci l’opportunità di ripensare le applicazioni per renderle più efficienti nell’utilizzo delle risorse, di adottare servizi nativi invece che spostare il sistema esistente su IaaS, o di passare a questo genere di opzioni come parte della razionalizzazione delle applicazioni in corso. Secondo Ranjan, per sfruttare appieno il valore del cloud è fondamentale concentrarsi sulla modernizzazione delle applicazioni. Investire in una piattaforma di gestione del cloud La visibilità in tempo reale dell’ambiente cloud è molto utile per evitare fatture inaspettatamente elevate da parte dei cloud vendor. Ma “i prezzi e le opzioni di gestione sono a un livello di complessità tale da superare le capacità di una ‘persona intelligente’ di gestirli efficacemente con un foglio di calcolo”, dichiara Sealock. Sul mercato esistono numerosi strumenti per il management dei costi del cloud [in inglese], proposti sia da operatori affermati che da startup. Questi tool dovrebbero disporre di interfacce in tempo reale con i motori di determinazione dei prezzi dei fornitori di servizi ed essere in grado di abbinare automaticamente i modelli di utilizzo dell’azienda con i servizi per lei più adeguati (per esempio, IaaS, PaaS, nativi) e le configurazioni (per esempio, tipo/dimensione dell’istanza di servizio, livello di storage). Sealock consiglia di valutare più piattaforme, alla ricerca dei seguenti attributi: Capacità di gestione finanziaria (oltre che tecnica e operativa). Integrazione con strumenti di automazione per l’orchestrazione delle implementazioni tecniche. Capacità di estrarre l’utilizzo sia dagli ambienti cloud che da quelli on-premise. Capacità di modellare l’aspetto (e il costo) degli ambienti on-premise su più cloud. Supporto ingegneristico per garantire che gli strumenti rimangano correttamente configurati nel tempo. Evitare la scarsità di talenti per la gestione del cloud “I prezzi del cloud possono essere molto complessi e dinamici e dipendono fortemente dall’utilizzo”, spiega Sealock. Senza una governance adeguata, i costi inutili possono accumularsi rapidamente. L’adozione di una piattaforma di gestione è il primo passo, ma questi strumenti sono di per sé complessi. I responsabili IT devono anche reclutare professionisti della tecnologia che sappiano utilizzare le piattaforme di cloud management per perfezionare continuamente l’utilizzo dei servizi in modo da soddisfare i SLA aziendali ai costi più bassi. Secondo una ricerca di Everest Group, le imprese si stanno rendendo conto che i vantaggi per le competenze nel cloud superano quelli per le competenze standard nell’infrastruttura IT. “Le skill in materia di cloud scarseggiano, ma senza un’esperienza interna è difficile evitare gli sprechi”, osserva Sealock. “Investite nelle persone in grado di utilizzare correttamente gli strumenti e nel progettarne le policy, i processi e le procedure di un quadro di governance del cloud”. In alcuni casi, i responsabili IT creano un centro di eccellenza per il cloud che può essere sfruttato da più linee di business. Impegnarsi seriamente nella gestione della domanda La facilità d’uso e l’auto-approvvigionamento sono due dei grandi vantaggi che derivano dall’utilizzo del cloud, ma aprono anche la porta a una dispersione non mitigata (e talvolta invisibile). Le divisioni IT devono creare e comunicare politiche e processi chiari per la gestione della domanda di cloud. “La formazione può essere utilizzata per aumentare la socializzazione delle politiche e dei processi agli utenti, ma una buona conformità richiede anche che tali policy siano applicate all’interno del flusso di lavoro programmato degli strumenti”, tiene a precisare Sealock, che suggerisce anche di mettere un po’ di pepe nella gestione della domanda. “Comunicate ai vertici che ci saranno vincoli intelligenti sull’uso del cloud, che saranno rafforzati attraverso la formazione ma anche codificati nel flusso di lavoro dei loro sistemi”. Affrontare subito gli sforamenti dei costi Alcune strutture IT possono considerare gli sforamenti dei costi come inevitabili. Ma ignorarli è un errore. “Non migliorano da soli”, afferma Sealock. “Bisogna agire per cambiarne la dinamica”. I costi del cloud inaspettati o, peggio, inspiegabili sono un segnale di allarme. È importante capire la causa principale e affrontarla il prima possibile. “Non si vuole scoraggiare l’uso del cloud, ma si deve insistere affinché l’uso sia intelligente, condiviso e conveniente”, aggiunge il manager. Monitorare e misurare costantemente il valore del cloud È fondamentale disporre di SLA chiaramente definiti per misurare le prestazioni rispetto al valore atteso. “Se le aziende non dispongono di un processo ben costruito per monitorare e misurare continuamente il valore rispetto agli obiettivi dichiarati, si allontaneranno dal loro percorso di trasformazione”, conclude Ranjan. È probabile che i fornitori di cloud, i consulenti e gli altri partner continuino a spingere sul cloud, ma è fondamentale che i responsabili IT lo rivalutino periodicamente per garantire che l’azienda possa ottenere il valore previsto. 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