Thornton May
Columnist

C’è un unico, vero X Factor dell’IA: la leadership

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19 Jul 20236 minuti
Intelligenza artificialeLeadership IT

Nelle aziende, la presenza dell’intelligenza artificiale è ormai un fatto assodato. Ciò che è meno certo è il disporre di un piano di leadership specifico per l’IA in grado di sfruttarne al meglio i vantaggi e mitigarne i rischi.

A businesswoman looks into the distance amid abstract technology, colleagues in background.
Credito: AlphaSpirit / Getty Images

C’è una grande e sempre presente verità sulle tecnologie emergenti: hanno sempre degli oppositori. In qualche caso, chi sminuisce il valore dell’ultimo ritrovato hi-tech si dimostra preveggente. In altri, non tanto.

Ken Olson, presidente, chairman e fondatore di Digital Equipment Corp., una volta disse [in inglese]: “Non c’è motivo per cui un individuo debba avere un computer in casa”.

Riguardo al cloud computing, il presidente e fondatore di Oracle, Larry Ellison, si lamentò [in inglese]: “Forse sono un idiota, ma non ho idea di che cosa si stia parlando. Che cos’è? È un’assurdità assoluta. È una follia. Quando finirà questa idiozia?”.

Più recentemente, il presidente e fondatore di Tesla Elon Musk, il cofondatore di Apple Steve Wozniak e più di 1.100 altre persone del settore hanno firmato una petizione nella quale si chiede una pausa di sei mesi dall’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale per consentire lo sviluppo di protocolli di sicurezza condivisi. Una richiesta forse sensata e forse non proprio negativa, di certo degna di nota.

Naturalmente, per ogni oppositore c’è anche un evangelist. Sul fronte dell’intelligenza artificiale, il fondatore di Microsoft Bill Gates sostiene che siamo entrati nell’“Era dell’IA” [in inglese], ritenendo che il suo sottoinsieme generativo sia “il più importante progresso della tecnologia dopo l’interfaccia grafica” e “fondamentale quanto la creazione del microprocessore, del personal computer, di Internet e del telefono cellulare”.

Mark Cuban, imprenditore, proprietario dei Dallas Mavericks, nonché uno degli “squali” del programma di venture capital Shark Tank, ritiene [in inglese] che “i primi trilionari del mondo deriveranno, in qualche modo, dall’aver saputo padroneggiare l’IA”.

La chiave per destreggiarsi tra questi estremi è contestualizzare le tecnologie emergenti. Ora che il treno dell’intelligenza artificiale ha lasciato la stazione, la domanda è: Come specie, come partecipanti al voto in una democrazia, come consumatori e come leader IT vogliamo o dobbiamo essere su quel treno?

C’è poco da discutere: L’IA è già qui

Sono convinto che il treno dell’IA sia un treno su cui i leader IT non solo devono salire, ma anche essere in testa al vagone. I CIO devono creare un ambiente in cui si svolgano le giuste conversazioni [in inglese] con le giuste domande, e mettere in atto i preparativi per un’economia guidata dall’intelligenza artificiale.

Benedict Evans, analista tecnologico indipendente ed ex collaboratore di Andreessen Horowitz, ha creato tre possibili modi di pensare all’IA nell’episodio del 27 marzo del suo popolare podcast Another Podcast intitolato “GPT-4 Is Here, Now What?” [in inglese].

La prima possibilità è che l’intelligenza artificiale generativa rappresenti uno di quei cambiamenti tecnologici che avvengono una volta ogni dieci anni, come l’arrivo del web o dell’iPhone. La seconda possibilità è che stiamo assistendo a una rivoluzione tecnologica di quelle che si verificano una volta ogni 50 anni, paragonabile all’arrivo dei PC o dei semiconduttori. La terza categoria di Evans è: “Oh mio Dio, abbiamo accidentalmente inventato la bomba atomica”. Tra l’altro, tutti possono mettere insieme un’IA generativa nel proprio garage, con strumenti domestici e utilizzando materie prime ampiamente disponibili (cioè non uranio) e a prezzi accessibili.

Quello che Evans sta dicendo con il suo classico brio narrativo è che l’intelligenza artificiale non è una tecnologia da tenere in disparte per vedere come evolve.

Non è il caso di adottare quella che Gunpei Yokoi, l’inventore del Nintendo Game Boy, ha definito una strategia del “pensiero laterale con tecnologia obsoleta”. Yokoi-san intendeva dire che, quando possibile, bisogna cercare di ottenere risultati con le tecnologie più vecchie, più economiche e più comuni. Non si può pensare al futuro senza AI.

Detto questo, il Boston Consulting Group e la MIT Sloan Management Review hanno riscontrato un “divario tra ambizione ed esecuzione” [in inglese], con l’84% che prevede come l’intelligenza artificiale sarà una fonte di vantaggio competitivo, mentre solo il 40% ha una strategia sull’IA, e circa un quarto l’ha adottata nei propri servizi o nei propri processi.

I CIO devono preparare le loro aziende alla prossima era dell’IA. Devono segnalare in modo inequivocabile a tutti gli stakeholder di essere saliti a bordo di questo treno. E dovranno gestirne le tempistiche: L’intelligenza artificial generativa è una di quelle tecnologie che è esponenzialmente migliore oggi rispetto a sei mesi fa, e probabilmente sarà esponenzialmente migliore tra 12 mesi. La sensazione generale tra gli strateghi della tecnologia è che se non avete informato il vostro consiglio di amministrazione sulle opportunità, le responsabilità e gli oneri associati all’IA generativa circa sei mesi fa, siete terribilmente indietro.

Dopotutto, più di un milione di utenti si è iscritto a ChatGPT nei primi cinque giorni dal suo rilascio, avvenuto il 30 novembre 2022. Nel febbraio 2023, ChatGPT aveva raggiunto i 100 milioni di utenti [in inglese]. Nel frattempo, lo scorso anno le società di venture capital hanno investito circa 4,6 miliardi di dollari in aziende di IA generativa a livello globale, con un aumento rispetto agli 1,9 miliardi di dollari del 2019, secondo i dati di PitchBook [in inglese].

Sostenere la leadership dell’IA

Tuttavia, l’intelligenza artificiale è andata oltre il fascino e la speculazione: ci sono già benefici reali da ottenere. Gli economisti di Goldman Sachs concludono che l’IA generativa potrebbe aumentare la produttività del lavoro [in inglese] di quasi 1,5 punti percentuali all’anno, raddoppiando, di fatto, il tasso attuale, e una ricerca di Microsoft [in inglese] ha calcolato che gli sviluppatori possono svolgere attività più velocemente del 50% quando utilizzano un assistente IA.

Tuttavia, per mantenere le sue promesse senza cadere nelle relative insidie è necessaria una leadership. I CIO devono procedere con cautela, riconoscendo che verranno commessi degli errori e che ci saranno delle sorprese. Le iniziative di intelligenza artificiale dovrebbero essere riviste trimestralmente per quanto riguarda i danni [in inglese] e i benefici. Come minimo, i CIO e il senior management dovrebbero familiarizzare con il Blueprint for an AI Bill of Rights [in inglese] pubblicato dall’Office for Science and Technology Policy degli Stati Uniti.

Alcune aziende hanno istituito comitati consultivi sull’etica dell’IA, mentre altre stanno valutando la possibilità di creare un nuovo ruolo all’interno della prima linea aziendale: il chief AI ethics officer. Come minimo i CIO devono fare in modo che l’etica dell’intelligenza artificiale venga presa in considerazione [in inglese].

Thornton May
Columnist

Thornton May is a futurist. He has designed and delivered executive education programs at UCLA, UC-Berkeley, Babson, Hong Kong University of Science and Technology, THE Ohio State University [where he co-founded and directs the Digital Solutions Gallery program], and the University of Kentucky. His book, The New Know: Innovation Powered by Analytics examines the intersection of the analytic and executive tribes.

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