L’obsolescenza delle competenze, il proliferare dei costi e il suo ciclo di vita che si avvia verso la fine rendono i mainframe un patrimonio da dismettere. La questione riguarda molti CIO e spesso si collega con il passaggio al cloud. Credito: Thinkstock Anche se la “morte del mainframe” potrebbe essere lontana, se mai avverrà davvero, oggi, le aziende stanno cercando le strategie di uscita dal big iron, a partire dalla multinazionale della logistica FedEx, che ha dato notizia, di recente, di voler ritirare tutti i suoi mainframe entro il 2024 [in inglese] con l’obiettivo di risparmiare 400 milioni di dollari all’anno. La decisione rientra nell’ambito dell’obiettivo di raggiungere le zero emissioni di anidride carbonica a livello globale entro il 2040. FedEx sta già operando in un ambiente che si avvia verso la riduzione totale dell’utilizzo di data center e mainframe, con le attività di computing affidate per metà a strutture in affitto condiviso e per metà sul cloud: una mossa che aiuterà il fornitore globale di servizi logistici a essere più flessibile, sicuro ed economico, afferma Ken Spangler, vice president esecutivo della tecnologia informatica globale di FedEx. “I mainframe non rientravano nel nostro piano a lungo termine”, spiega. “Nell’arco di 10 anni, ci siamo lentamente allontanati da queste macchine, con una strategia di pensionamento, sostituzione e reingegnerizzazione”. Finora, è stato spostato dai mainframe dell’azienda il 90% delle applicazioni di FedEx, e il restante 10% è ancora presente a causa di problemi di integrazione dovuti a strati di interdipendenze, prosegue Spangler, aggiungendo che ciò riguarda soprattutto “alcune società operative autonome” presenti nel portafoglio di proprietà, che utilizzano tecnologie proprie difficili da slegare. La migrazione dei sistemi ad alta intensità di calcolo su mainframe dai data center al cloud è un’impresa dalle dimensioni importanti, poco adatta ai deboli di cuore. Tuttavia, aziende come IBM stanno adottando misure per aiutare le applicazioni mainframe delle aziende ad avere una vita anche nel cloud [in inglese] e molte imprese stanno intraprendendo un viaggio per rendere le loro strategie esistenti adatte all’era digitale [in inglese], anche investendo ulteriormente nel big iron più recente. Per le aziende come FedEx che vogliono abbandonare i propri mainframe a favore del cloud, è essenziale un approccio metodico. Le motivazioni che spingono al passaggio variano, sottolinea Mike Chuba, managing vice president di Gartner. In alcuni casi si tratta di invecchiamento delle competenze, in altri delle apparecchiature, oppure di costi. “Un’analogia che uso spesso per spiegare il concetto è che se sei un proprietario di casa e non hai fatto la manutenzione ordinaria per 10 o 15 anni e l’abitazione sta cadendo a pezzi, devi prendere una decisione molto difficile: fare un investimento sostanziale per recuperare… Oppure cercare di spostarti da qualche altra parte”, dice Chuba. Per le attività più piccole che fanno uso di mainframe, e che “sono rimaste molto indietro, e l’uso di queste piattaforme non è stato un asset strategico né un fattore di differenziazione competitiva”, la scelta può essere meno netta. “Spesso utilizzano hardware vecchi di 10 anni con software non supportato, per cui il tentativo di modernizzazione potrebbe essere troppo impegnativo”. Viceversa, per tutte quelle realtà che, potenzialmente, possono pensare a un futuro senza il big iron, ecco alcune intuizioni fondamentali dei leader IT che hanno già iniziato questo viaggio. Attenzione ai big data Per Southwire, la spinta ad abbandonare i mainframe è stata l’invecchiamento delle apparecchiature. “Si trattava di capire se volevamo entrare nel settore dei data center o se c’erano altre realtà che potevano garantire risultati migliori”, spiega Dan Stuart, vice president senior dell’IT dell’azienda produttrice di fili e cavi per la trasmissione e la distribuzione di elettricità. Un altro fattore è stato quello di “evitare i costi”, dice Stuart, dato che il ciclo di aggiornamento delle apparecchiature e i rinnovi dei contratti software si stavano avvicinando. L’azienda ha invece scelto di spostare il suo ambiente SAP principale e i sistemi Tier 1, compreso quello che riguarda le risorse di produzione dell’azienda, su Google Cloud Platform (GCP). La migrazione è avvenuta a metà del periodo pandemico, nel luglio 2020, ed è stata effettuata da una combinazione di personale interno, servizi Google e un fornitore di terze parti, spiega Stuart, aggiungendo che il sistema SAP principale di Southwire viene ancora eseguito su un database IBM DB2 in GCP, mentre le altre applicazioni Tier 1 su Google Cloud VMware. La migrazione è durata tra gli otto e i nove mesi e Stuart si dice soddisfatto dei risultati. “Non abbiamo riscontrato alcun problema”, racconta, “nell’utilizzo di SAP nel cloud. “Anzi, direi che sono stati meno di quelli riscontrati in sede”. Tuttavia, secondo il manager, l’assenza di un “piano di progetto ben strutturato” sui dati ha causato dei problemi. “Se dovessi ripetere l’operazione, esaminerei le dimensioni dei nostri database e li ripulirei prima di tagliare e archiviare un sacco di dati storici”, dichiara. “Il vero problema per un’azienda come la nostra che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7 è stato fronteggiare due interi giorni di inattività” Il prossimo passo sarà lo spostamento di un paio di altri sistemi di produzione Tier 1 che, secondo Stuart, sono pronti per il cloud ora che l’IT ha implementato la SD-WAN. Sapevamo di dover aumentare la nostra larghezza di banda per ridurre qualsiasi tipo di problema in termini di prestazioni”, spiega il manager. “Abbiamo appena iniziato a implementare SD-WAN con linee dati ridondanti con i fornitori di rete per ridurre i tempi di inattività e aumentare la quantità di larghezza di banda in entrata”. Sulla base della sua esperienza, Stuart consiglia ai responsabili IT di pulire e ripulire i dati prima di spostare le applicazioni mainframe nel cloud. “Non è sensato trasportare costosi dati in eccesso, ed è quindi consigliabile ridimensionare l’ambiente prima della migrazione, in modo da sapere esattamente quali dati trasferire e quali eliminare o conservare in-house”, precisa. Passando al cloud, Southwire è riuscita a semplificare anche il processo di disaster recovery. Inoltre, poiché l’azienda è “molto attenta all’ESG e alla sostenibilità”, aver eliminato l’obbligo di gestire e mantenere i mainframe ha permesso all’azienda di ridurre l’impronta di carbonio, conclude Stuart. Siate strategici e scegliete la giusta architettura L’approccio di FedEx all’abbandono dei mainframe in azienda, invece, è stato variegato. Per esempio, nell’ambito della sua strategia di “dismissione, sostituzione e reingegnerizzazione”, anche il restante 10% delle macchine e delle applicazioni big iron più difficili da pensionare verrà ritirato perché “la loro completa reingegnerizzazione comporterebbe un investimento fuori misura”, afferma Spangler. “Vogliamo avere soluzioni aziendali efficienti, quindi, in questo caso, ci stiamo definitivamente spostando dall’ambiente mainframe perché tra due anni non ci sarà più e avremo nuove soluzioni aziendali”. Spangler ha aggiunto che “siamo molto cauti nel non riprogrammare le cose in modo generico”. In generale, il lavoro di dismissione dei mainframe di FedEx viene svolto da una combinazione di team interni ed esterni. La “parte pesante” del piano di abbandono è iniziata nel 2021 e l’obiettivo è di terminare entro il 2023. Anche Spangler consiglia ai responsabili IT di “avere una visione economica” di cosa migrare, dato che esistono ancora “enormi capacità tecnologiche” sul mainframe. “Non può essere una questione teorica”, dice. “Sappiamo solo che per il nostro ambiente, poiché siamo un’azienda di oltre 40 anni, abbiamo vecchie tecnologie che stavamo comunque sostituendo, e quando abbiamo esaminato la nostra strategia aziendale, tutto ha preso senso”. Ma le circostanze possono essere anche molto varie e, sempre secondo il manager, i responsabili IT dovrebbero tenere sempre in debita considerazione i principi dell’ingegneria e dell’architettura software. “Molte persone sono così concentrate nello sbarazzarsi dei loro mainframe che finiscono per creare un pasticcio”, avverte, aggiungendo che una corretta progettazione architetturale a monte contribuirà a garantire che si arrivi a un qualcosa di moderno, di livello mondiale, espandibile, sicuro e modificabile. Infine, Spangler raccomanda ai responsabili IT di “aggiornare continuamente il piano di sostituzione perché la faccenda è una battaglia difficile, dannatamente difficile. Per darvi un’idea, ogni trimestre, noi azzeriamo, letteralmente, il nostro piano di business e lo ricostruiamo da zero, dal basso verso l’alto”. Per riuscire nell’impresa, FedEx deve esaminare tutti i costi e i possibili fattori di risparmio e ripartire da un foglio bianco, sul quale dovrà essere verificato che le ipotesi siano compatibili con la realtà. In questo modo, i funzionari responsabili del buon andamento del piano sono sempre consapevoli di qualsiasi cambiamento si sia verificato in corso d’opera. “Ogni settimana, ogni trimestre e ogni anno ne sappiamo di più”, afferma. “In questo momento siamo molto stabili, fiduciosi, capaci di vedere bene le cose dall’alto e stiamo procedendo molto bene”. Non danneggiate le applicazioni critiche Quando si decide che è il momento di abbandonare l’hosting del proprio big iron, le variabili da considerare possono essere numerose. Oltre al costo della modernizzazione delle operazioni e delle applicazioni mainframe e alla considerazione delle competenze interne necessarie per mantenere in funzione un mainframe e le sue applicazioni, le organizzazioni devono considerare il valore della disponibilità, della sicurezza, della resilienza e dell’integrità transazionale, che spesso sono difficili da quantificare, afferma Chuba di Gartner. “Negli ultimi 10-15 anni si è cercato di abbandonare il mainframe e molti CIO si sono persi lungo la strada. Sono arrivati con questo obiettivo e hanno fallito”, afferma. “In parte ciò è dovuto alle eccessive promesse dei fornitori, ma la verità è che non è facile. Le applicazioni possono essere spostate in modo più efficiente, ma se un’applicazione mission-critical viene migrata e poi va in tilt, un’azienda potrebbe trovarsi fuori dal mercato”, dice Chuba. Negli ultimi 10 anni i fornitori di cloud, e in particolare gli hyperscaler, hanno investito molte risorse e molti investimenti per rendere più facile alle aziende la migrazione delle applicazioni dai mainframe. E queste capacità continueranno a migliorare. Tuttavia, per la maggior parte delle organizzazioni, e in particolare per i grandi vendor di mainframe, “il mantra è: ‘Non danneggiare le applicazioni business-critical’“, afferma Chuba. “Hanno bisogno di un solido piano di business, della garanzia che la transizione avverrà senza problemi, e che le loro applicazioni funzioneranno nel cloud con lo stesso livello di prestazioni, resilienza, integrità transazionale e sicurezza di quelle che hanno avuto nei mainframe”. Mentre i CIO valutano cosa fare dei loro mainframe, Chuba afferma che la questione si riduce ad alcuni fattori essenziali: “Se c’è un problema di conoscenza, prima di tutto bisogna fare qualcosa, sia che si passi al cloud o a un MSP”, dice Chuba. “Se non si dispone delle necessarie competenze sui mainframe, non si hanno molte opzioni. Non si può semplicemente chiudere la porta, spegnere le luci e sperare che le cose funzionino”. Per quanto riguarda coloro che stanno valutando se spostare le applicazioni mainframe nel cloud o modernizzarle, “la discussione verte sul grado di rischio che si è disposti a correre”, afferma, sottolineando che se un progetto di migrazione mainframe si estende su un arco di tempo di tre, sei, nove o dodici anni, i responsabili IT dovranno sostenere molti costi lungo il percorso. “FedEx è come se si sedesse al tavolo da poker e dicesse: ‘Ci stiamo tutti’. Se riusciranno a farlo e a portarlo a termine in modo tempestivo, non ho dubbi che saranno in grado di rivendicare la vittoria”, afferma Chuba. “Ma per i clienti che si trascinano o perdono lo slancio su questi progetti dopo aver iniziato con tutti gli elementi-chiave a portata di mano e poi il progetto si impantana e inseguono il successivo oggetto luccicante… i costi potrebbero rivelarsi piuttosto significativi”. Spangler di FedEx concorda sul fatto che, a prescindere dall’ambiente che si sceglie, l’IT e l’azienda devono rimanere focalizzati. “Bisogna guidarlo con forza, perché questo tipo di tecnologie sono molto integrate. E bisogna rimanere concentrati. Questa è la parte più difficile”, conclude. 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