Mary K. Pratt
Contributing writer

Le 6 tecnologie più sottovalutate nel settore IT, più una che non è ancora alla fine

In primo piano
29 Nov 202310 minuti
Cloud ComputingGovernance dei datiGestione dei dati

Negli ultimi tempi, l'IA ha catalizzato su di sé tutta l’attenzione, ma le tecnologia che la rendono possibile, che fanno funzionare e progredire l’IT e l'azienda, troppo spesso vengono trascurate, inutilizzate e sottovalutate.

data-center-man-it-specialist-tablet
Credito: Shutterstock

Nel corso del 2023, l’IA generativa e, più specificamente, ChatGPT hanno conquistato il mondo aziendale, con i board, gli amministratori delegati e gli altri dirigenti che hanno ammirato (e talvolta temuto) questa tecnologia.

Il loro entusiasmo è giustificato, e ha trovato conferma anche in diversi studi che hanno rilevato come l’IA sta offrendo una forte iniezione di valore e un ritorno sugli investimenti. IBM, per esempio, ha calcolato che il ROI medio delle iniziative di IA [in inglese] a livello aziendale è del 5,9%, mentre le imprese migliori della categoria “registrano un invidiabile 13%”.

Alla luce di tutte queste considerazioni, non c’è proprio da stupirsi che tutti ne parlino.

Ma, con tutto il rispetto nei suoi confronti, l’intelligenza artificiale non è l’unica tecnologia degna di nota nell’attuale contesto tecnologico. Che i recenti progressi nell’IA siano stati rivoluzionari e che abbiano un potenziale rivoluzionario è un fatto innegabile, ma è vero anche che l’intelligenza artificiale – come tutte le tecnologie che fanno parlare di sé [in inglese] –  è costruita sulle spalle di numerose altre che, tuttavia, non sembrano ricevere alcuna gloria.

Non è forse ora che alcune di queste innovazioni trascurate e sottovalutate ricevano il giusto riconoscimento?

Noi pensiamo di sì.

Per questo motivo abbiamo chiesto a un gruppo di leader IT e di analisti specializzati sui temi dell’innovazione di elencare quelle che secondo loro sono le tecnologie più sottovalutate, perché ciò avviene e perché non dovrebbe avvenire. Eccole qui di seguito:

I software per l’IT management

Senza una buona gestione del loro ambiente IT, i CIO e i loro team non possono svolgere il loro lavoro, né costruire e gestire l’ampio stack tecnologico necessario per supportare l’IA e qualsiasi altra tecnologia di nuova concezione che sta arrivando, oggi, sul mercato.

I software per l’IT management li aiutano a svolgere questo compito, con un grado di stabilità e di affidabilità praticamente perfetto.

“Tutto ciò che rientra nella categoria degli strumenti di gestione IT viene spesso messo da parte, ma questi sono i cavalli di battaglia dell’Information Technology”, dice John Buccola, CTO di E78 Partners, che fornisce consulenza e servizi gestiti in ambito finanziario e in altre aree professionali.

Tra gli strumenti che Buccola inserisce in questa classe di “eroi non celebrati” ci sono Active Directory e le soluzioni di gestione degli accessi e delle identità. (“Semplificano davvero gli ambienti eterogenei”, osserva Buccola, che è anche un funzionario della sezione della California meridionale della Society for Information Management).

“Non ci si pensa. Funzionano e basta, e questo è ciò che le persone vogliono dall’IT”, aggiunge.

Tra le altre soluzioni degne di nota ci sono quelle per l’IT service management (ITSM) [in inglese] e per l’IT Infrastructure Library (ITIL) [in inglese] che, secondo Buccola, sono particolarmente importanti per tenere sotto controllo le spese IT.

Pensate solo a quanto potrebbero esplodere i costi dei servizi di cloud computing se nessuno li tenesse sott’occhio. Come dice Buccola: “Bisogna che ci sia qualcosa che se ne occupi per assicurarsi che le spese associate a queste risorse non vadano fuori controllo”.

In effetti, sarebbe quasi impossibile trovare un CIO che ritenga di non dover essere diligente nella gestione dei costi IT e, difficilmente, potrebbe farlo senza strumenti di gestione che lo possano aiutare.

“Tutto ciò non è molto pubblicizzato, ma è essenziale per i team IT”, aggiunge Buccola.

Il Cloud Computing

Torniamo indietro di 15 anni, quando il cloud era la tecnologia che generava tutto il clamore, e gli analisti cercavano di separare la realtà dagli eccessi.

Oggi, anche se non sembra più essere considerata come una meraviglia, la “nuvola” merita ancora molte lodi.

“Si è trattato di uno dei cambiamenti tecnologici più efficaci mai avuti e, grazie a lui, possiamo fare tutto ciò che stiamo facendo ora. Ma è passata completamente in secondo piano, perché l’IA ha catalizzato su di sé tutta l’attenzione “, spiega Mark Taylor, CEO della Society for Information Management (SIM).

A fronte dei tanti che riconoscono ancora il formidabile potere di trasformazione del cloud, una ricerca spiega perché la sua importanza viene, spesso, sminuita: secondo la 2023 Cloud Business Survey della società di servizi professionali PwC [in inglese], il 78% dei dirigenti intervistati ha adottato il cloud nella maggior parte o in tutte le aree aziendali, ma più della metà del campione ha dichiarato di non aver ottenuto i risultati attesi, come la riduzione dei costi, il miglioramento della resilienza, e nuove opportunità di guadagno.

PwC suggerisce, tuttavia, che la colpa non è del cloud computing, ma del modo in cui le imprese lo utilizzano: “Passare al cloud o gestire parti della propria azienda nel cloud non significa essere cloud-powered”. Che cosa significa esattamente?

“Circa il 10% degli intervistati sembra conoscere la risposta: hanno reinventato le loro attività grazie al cloud, segnalano meno ostacoli alla generazione di valore e lo stanno facendo a un ritmo doppio rispetto alle altre aziende. E anche nell’attuale contesto economico, prevedono una crescita continua dei ricavi pari o superiore al 15%”.

Gli ERP cloud-based

Gli Enterprise Resource Planning (ERP) basati sul cloud rappresentano un’altra risorsa che spesso viene trascurata a favore di tecnologie più recenti e brillanti, osserva Jeff Stovall, CIO di Abt Associates, il quale aggiunge che agli ERP cloud-based raramente si dà merito di quanto siano fondamentali per la trasformazione digitale.

“Abbiamo usato ERP per tanti anni, abbiamo condotto progetti ERP per decenni, ma con gli ERP sul cloud c’è un cambiamento nel modo in cui le imprese possono innovare”, dice Stovall, che è anche ex CIO della città di Charlotte e membro del consiglio di amministrazione di SIM.

Passando dall’on-premise al cloud, le aziende possono re-inventare i loro processi e trasformare il modo in cui vengono gestiti gli aspetti fondamentali del loro lavoro, prosegue il manager. “È un catalizzatore per la trasformazione, eppure viene trascurato, perché siamo diventati così ‘tiepidi‘ nei confronti del concetto di ERP che non pensiamo alle sue capacità di trasformazione”, aggiunge.

In effetti, Stovall vede che alcune imprese rimangono fedeli all’ERP on-premise anche quando cercano di trasformare altri elementi del loro ambiente IT e dei processi aziendali, senza rendersi conto di quanto potrebbero ottenere se modernizzassero questo nucleo aziendale fondamentale e le attività che supporta.

Gli strumenti di migrazione al cloud

Yugal Joshi, partner della società di ricerca e consulenza Everest Group, cita gli strumenti di valutazione del cloud come un’altra tecnologia sottovalutata e sottoutilizzata.

Gli strumenti di valutazione e migrazione al cloud, o le piattaforme di abilitazione al cloud, aiutano i team IT ad analizzare e a comprendere le applicazioni e l’infrastruttura sulla “nuvola” in modo da disporre delle informazioni necessarie per una solida roadmap di implementazione della tecnologia.

Certo, altre soluzioni, come i software di IT audit, possono essere utili in questo caso, così come lo possono essere le tecniche di valutazione manuale, e Joshi afferma che questo genere di strumenti hanno dimostrato di aumentare le possibilità di successo delle iniziative cloud.

“I CIO a volte pensano di non aver bisogno di questo strumento perché il passaggio al cloud è diventato molto pervasivo. Pensano che la migrazione sia facile, quando invece è complessa, oltre al fatto che la quantità dei fornitori e delle offerte cloud è aumentata, [assieme alla complessità]”, spiega Joshi.

Le strutture IT di base e di back-office

Allo stesso modo, Kumud Kokal, CIO di Farmers Business Network, elenca come sottovalutate le tecnologie fondamentali all’interno dell’ambiente IT, quelle che un tempo erano meraviglie ma che oggi nessuno si sofferma più a considerare. Tra quelle specifiche che ha citato ci sono i sistemi che gestiscono i pagamenti dei dipendenti e dei collaboratori, e le reti WiFi (che forniscono connettività ovunque).

C’è un rovescio della medaglia in questa sottovalutazione: i CIO si trovano spesso ad affrontare difficoltà quando chiedono fondi sufficienti per mantenere queste tecnologie fuori dalla vista e dalla mente.

“Nessuno pensa più a che cosa c’è dietro le quinte, ma è tutto fondamentale”, aggiunge.

I software per la gestione dei dati

Sebbene l’IA sia al centro dell’attenzione, spesso non lo sono i componenti-chiave che la fanno funzionare, compresi i dati. Eppure, mentre molte le aziende abbracciano con entusiasmo l’IA in tutte le sue forme, altre hanno trascurato parti delle loro esigenze di gestione dei dati, avverte Laura Hemenway, presidente, fondatrice e direttrice di Paradigm Solutions, società che supporta grandi trasformazioni a livello aziendale.

Anche coloro che sono al top della gestione dei dati spesso minimizzano il potente lavoro svolto dai loro strumenti di gestione. Per questo motivo, Hemenway ritiene che questa tipologia di software meriti un maggiore riconoscimento per il ruolo fondamentale che riveste, anche se spesso viene considerato un’attività noiosa con un fascino molto diverso da quello che proviene dallo sfruttare a fondo ChatGPT.

Tuttavia, una buona gestione dei dati [in inglese] è un elemento essenziale per l’IA e per le altre attività di analisi, che sono alla base di tutta una serie di processi ritenuti critici nelle aziende moderne, dai processi automatizzati all’assistenza clienti personalizzata. Il fatto che ciò avvenga in maniera corretta è un’esigenza primaria [in inglese].

Spatial computing, presenza virtuale e metaverso

Già diversi anni, fa c’era un gran fermento intorno al metaverso, che ha raggiunto l’apice nel 2021, quando Facebook ha annunciato che avrebbe cambiato il suo nome in Meta, secondo molti, in riferimento a ciò che il gigante dei social media vedeva per il futuro dell’informatica.

Ma, in assenza di grandi innovazioni in merito, l’interesse è scemato, e il metaverso si è ritrovato in alcuni elenchi di tecnologie sopravvalutate [in inglese]. Ma non siate così precipitosi nel cancellarlo, avverte Taylor, il quale ritiene che questa tecnologia sia stata ingiustamente declassata, facendola rientrare nella sua lista di tecnologie sottovalutate.

Il manager, che a metaverso preferisce le locuzioni “spatial computing“ e “virtual presence”, osserva come tutte le tecnologie che appartengono a questa categoria consentono esperienze immersive nel mondo virtuale, indipendentemente dalle loro peculiarità. Le aspettative gonfiate dai vendor che non sono stati in grado di presentare e diffondere le esperienze virtuali con la continuità che avevano promesso sono tra le ragioni principali per le quali l’entusiasmo si è rapidamente raffreddato, aggiunge Taylor.

“Ma quando lo capiranno, come è avvenuto con l’intelligenza artificiale, cambierà tutto. I limiti di molte cose verranno a cadere, anche se – poiché la tecnologia è poco pubblicizzata – i potenziali utenti potrebbero farsi trovare impreparati al momento della svolta”, conclude.