Peter Sayer
Senior Editor

Le imprese sono entusiaste dell’IA generativa. Lo rivela un’indagine di Foundry

Analisi delle notizie
23 Aug 20236 minuti
Intelligenza artificialeApplicazioni aziendaliGenerative AI

Esistono tuttavia tensioni tra i responsabili dell’IT e quelli delle altre line-of-business sul rischio di agire troppo rapidamente o di perdere il controllo sui dati.

Secondo un recente sondaggio condotto da Foundry, editore di CIO.com, tra i leader aziendali e IT, l’IA generativa sta già facendo breccia, ma non sempre è sotto il controllo del reparto tecnologico. L’indagine ha rilevato una certa tensione tra i responsabili delle aziende che puntano, innanzitutto, sull’individuazione di vantaggi competitivi, e quelli dell’Information Technology impegnati principalmente nella limitazione dei rischi.

Circa il 62% degli intervistati ha dichiarato che le proprie società stanno utilizzando attivamente l’intelligenza artificiale generativa, mentre il 23% ha affermato di essere ancora in una fase esplorativa, con il 14% che sostiene, invece, di valutare la possibilità di implementarla. Rimane solo l’1% che dice di aver provato l’intelligenza artificiale generativa e di averla scartata, oppure di non avere alcuna intenzione di impiegarla.

È interessante notare come i dirigenti non IT abbiano dichiarato di utilizzare attivamente l’IA generativa (73%) più di quelli dell’hi-tech (59%), il che suggerisce che ci sono molte sperimentazioni in corso al di là della sfera di competenza del reparto tecnologico. Le aziende con 5.000 o più dipendenti sono più propense (69%) a sperimentare questa tecnologia rispetto a quelle più piccole (57%).

L’entusiasmo per l’IA generativa, una costola dell’intelligenza artificiale che può essere utilizzata per creare autonomamente nuovi contenuti come immagini, video o testi, varia da un settore all’altro. Quello della vendita al dettaglio o dei servizi finanziari è stato il più propenso (62%) a dichiararne l’uso attivo, seguito dal manifatturiero, dal produttivo e distributivo (59%) e dal tecnologico (56%).

Tensioni ai vertici

Quando Foundry ha chiesto agli intervistati se il rischio maggiore per la loro impresa fosse quello di muoversi troppo velocemente (adottare l’IA generativa nonostante i rischi per la sicurezza o i problemi etici) o troppo lentamente (essere visti come ritardatari o non creare un vantaggio competitivo), sono emerse alcune interessanti divisioni.

I leader dell’Information Technology si sono detti più propensi (56%) a considerare l’adozione troppo rapida come una minaccia maggiore di un’adozione troppo lenta, considerata più pericolosa dai dirigenti non IT (52%).

Sulla stessa questione, gli intervistati del settore dei servizi finanziari si sono divisi equamente, mentre i retailer sono decisamente propensi al rischio, con il 60% che considera la lentezza come la principale minaccia (a fronte del 58% delle aziende nel settore tecnologico).

Inoltre, le imprese con 5.000 o più dipendenti sono più inclini alla cautela: il 75% ritiene che la lentezza sia la minaccia numero uno, mentre per le aziende più piccole la percentuale scende al 62,8.

I freni all’uso dell’IA generativa

L’elemento che più probabilmente frena l’entusiasmo per l’IA generativa (41% in generale e 42% tra i leader IT) è la legge, o almeno le questioni legali legate alla produzione di contenuti. Parliamo di problemi di copyright, violazioni della privacy o responsabilità per aver fornito o agito in base a sistemi di intelligenza artificiale mal addestrati o implementati.

I leader non informatici, tuttavia, si dicono più preoccupati (40%) per la perdita di controllo sui dati aziendali. Questo aspetto preoccupa solo il 23% dei responsabili IT, forse perché conoscono meglio le opzioni tecnologiche disponibili per la prevenzione della perdita di dati [in inglese] o per l’addestramento [in inglese] e l’esecuzione di modelli generativi di intelligenza artificiale on-premise [in inglese] o in cloud privati per mantenere al sicuro i dati aziendali.

Il timore che i dipendenti possano utilizzare l’IA generativa senza autorizzazione è più elevato tra i leader IT (22%) che tra i dirigenti non IT (14%). Questo potrebbe essere dovuto al fatto che questi ultimi non IT possono vedere i benefici di una sperimentazione precoce e non autorizzata, mentre i top manager IT devono poi risolvere le eventuali problematiche [in inglese].

Uno dei superpoteri dell’intelligenza artificiale generativa è quello di far commettere errori più rapidamente, ma solo il 13% degli intervistati (14% nell’IT, 9% non IT) ha citato la mancanza di fiducia nei suoi risultati [in inglese] come la principale preoccupazione.

In che modo le aziende utilizzano l’IA generativa

Quasi il 90% degli intervistati ha dichiarato di avere progetti di IA generativa in corso o appena avviati.

La formazione e l’aggiornamento dei dipendenti su questa tipologia di intelligenza artificiale è l’area in cui sono più avanzati (51% in corso, 38% appena iniziati), con le aziende di servizi finanziari che hanno la maggiore probabilità (59%) di avere progetti di formazione già avviati. La messa a disposizione degli strumenti di IA generativa da parte degli utenti si è piazzata al secondo posto (50% in corso, 38% appena iniziati). Entrambe le aree potrebbero essere considerate legate alla tecnologia pura, e quindi rappresentare il motivo per cui i leader tech sono più propensi di quelli non IT ad avere progetti già avviati.

Tuttavia, sempre secondo l’indagine, i top manager non tecnologici sono molto più propensi a iniziare a lavorare sulla definizione di policy e linee guida [in inglese] per l’intelligenza artificiale generativa rispetto ai responsabili IT (65% contro 42%), o sull’identificazione di casi d’uso (59% contro 38%). Il settore che ha più probabilità di aver già identificato le possibili applicazioni è quello della vendita al dettaglio (49%), davanti a quello tecnologico e manifatturiero (42%), con i servizi finanziari (32%) all’ultimo posto.

Gli investimenti per l’IA generativa

Alla domanda su quali aree la loro azienda investirà nell’IA quest’anno, solo uno degli intervistati (un dirigente IT di un’industria manifatturiera, di produzione o di distribuzione) ha risposto “da nessuna parte”.

Il 76% del campione prevede di spendere in applicazioni abilitate all’intelligenza artificiale, mentre il 68% prevede di aggiungere personale per ruoli collegati, quali data scientist o prompt engineer. Inoltre, il 68% aumenterà la spesa per la sicurezza, il 55% quella per il cloud legato all’intelligenza artificiale e il 51% aggiornerà l’infrastruttura per sostenere i nuovi carichi di lavoro necessari.

Le aziende più piccole vedono una maggiore necessità di spendere per la sicurezza legata all’IA (72% contro 63%).

Anche i piani di spesa dei responsabili IT e non IT presentano alcune discrepanze, con i primi che vedono la maggiore necessità di spesa per le applicazioni abilitate all’IA (79% vs 65%), per l’organico collegato (69% vs 63%) e la sicurezza (70% vs 57%). I leader non tech sono, invece, più propensi a spendere in servizi cloud (69% contro 51%) e aggiornamenti dell’infrastruttura (59% contro 49%).

Foundry ha condotto il sondaggio all’inizio di luglio, chiedendo ai dirigenti senior quali fossero le loro intenzioni e il loro utilizzo relativi all’intelligenza artificiale generativa. Dei 447 intervistati, il 90% ricopre ruoli di livello C (CEO, CIO, CTO, CSO, CISO). Gli altri intervistati sono manager, direttori o vice president. Le aziende coinvolte operano principalmente nel settore manifatturiero, della produzione, della distribuzione, della vendita al dettaglio o dei servizi finanziari e il numero medio di dipendenti è di 3.750 unità.