Patrizia Licata
Di Patrizia Licata

Trasformazione digitale: ecco a che punto sono le imprese italiane

Analisi
21 Aug 20238 minuti
Trasformazione digitaleStrategia IT

Nelle grandi aziende il processo di innovazione è bene avviato; le Pmi migliorano, soprattutto se il loro business ha un alto contenuto tecnologico, ma il divario con i big resta. Formazione, misure di cybersicurezza e adozione dell’e-commerce sono tra le aree critiche per le piccole imprese. L’ostacolo non è nei budget ma nella visione: oltre a più specialisti Ict, per digitalizzarsi serve una mentalità che spinga a “guardare oltre”.

Digital Transformation
Credito: Getty

Nella trasformazione digitale, le imprese italiane si sono messe sulla buona strada. Il “Digital Economy and Society Index (DESI)” della Commissione europea colloca l’Italia all’ottavo posto nell’Ue27 in fatto di integrazione delle tecnologie digitali, con un indice del 40,7%, a fronte di una media europea del 36,1%. Merito della quota di imprese che utilizzano la fatturazione elettronica (il 95%, primi nel continente), del livello di adozione dei servizi in cloud di medio-alta sofisticazione (52% contro il 34% dell’Ue27) e anche della percentuale di Pmi con intensità digitale almeno di base (60% contro una media Ue del 55%). Questo non ci consente di riposare sugli allori, perché la trasformazione digitale deve abbracciare più aspetti dell’IT e coinvolgere maggiormente le piccole e medie imprese. Lo conferma il “Rapporto Istat Imprese e Ict 2022”, dove si legge: “Le Pmi si connettono di più, ma la transizione digitale procede con lentezza”.

L’esempio delle realtà medio-grandi può, però, fornire una preziosa linea-guida alle più piccole. Nel caso di Marzocchi Pompe, azienda italiana della metalmeccanica, che realizza pompe ad ingranaggi per applicazioni industriali, mobili e automotive, la trasformazione digitale è iniziata con le implementazioni cloud (SaaS) per poi decollare con l’adozione del sistema SAP. Un cambiamento di ampia portata, che dimostra come la trasformazione digitale sia legata a un’attenta strategia. “La lunga preparazione del go live ci ha permesso di non avere problemi nella fase esecutiva”, evidenzia Davor Petrović, CIO e Marketing and Communications Manager di Marzocchi Pompe.

Non mancano le Pmi virtuose, soprattutto se il loro business è, per natura, tecnologico. È il caso del system integrator Impianti, che soddisfa tutti i 12 parametri inclusi da Istat nel suo indice di intensità digitale, come sottolinea il CEO e CIO, Simone Lo Russo. “I vari elementi della digitalizzazione sono come i pezzi di un puzzle, devi metterli a posto tutti per comporre la figura”, dichiara Lo Russo.

La digitalizzazione, l’indice Desi e i 12 parametri Istat

“Le imprese italiane stanno affrontando la trasformazione digitale con un misto di successi e sfide. Mentre molte aziende di grandi dimensioni hanno adottato le nuove tecnologie, la trasformazione nelle Pmi è più lenta. Questa inerzia”, commenta Roberto Reale, Advisor presso l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), “è dovuta a una serie di fattori, tra cui la mancanza di competenze digitali, l’accesso limitato ai finanziamenti e le preoccupazioni relative alla sicurezza dei dati, e rientra probabilmente tra le cause della ridotta competitività soprattutto tra le microimprese”. Eppure, sottolinea Reale, “la trasformazione digitale offre un’opportunità unica per aumentare l’efficienza, migliorare l’accesso ai mercati globali e favorire l’innovazione”.

In base all’Indice Desi del 2022, le imprese italiane hanno prestazioni inferiori soprattutto per quanto riguarda l’uso dei big data (utilizzati dal 9% rispetto a una media Ue del 14%) e delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (ne dispone il 6% delle imprese italiane, mentre la media Ue è dell’8%). Inoltre, le Pmi che hanno attività di commercio elettronico sono il 13%, contro il 18% dell’Ue27.

Il quadro europeo è confermato dall’indagine Istat, che valuta il comportamento delle imprese rispetto a 12 caratteristiche specifiche che contribuiscono alla definizione dell’indicatore composito di digitalizzazione denominato “Digital Intensity Index” (DII). I divari maggiori tra piccolo/medie e grandi imprese si riscontrano nella presenza di specialisti Ict (13% contro 75%), negli investimenti in formazione tecnica (19% contro 65%), nel ricorso a riunioni online e di documentazione specializzata sulle regole della sicurezza informatica (di cui dispone il 48% delle Pmi contro l’88% delle grandi imprese). Ampio anche il divario nella quota di ricavi derivanti dalla vendita online (è di almeno l’1% del fatturato totale nel 13% delle Pmi contro il 36% delle grandi).

La banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s risulta utilizzata dall’82,8% delle piccole e medie imprese contro il 96,1% di quelle più grandi. Più distanti le quote per la connettività ad almeno 1 Giga, rispettivamente 13,2% e 27,1%.

Rispetto al 2019 ci sono dei miglioramenti: per esempio, le Pmi nelle quali più del 50% degli addetti ha accesso a Internet per scopi lavorativi è aumentata quasi del 23%, eguagliando i tassi di crescita delle grandi imprese. Gli addetti delle piccole e medie imprese che utilizzano dispositivi connessi a Internet sono saliti dal 50% del 2019 al 56% del 2022.

Marzocchi Pompe: come affrontare un progetto ambizioso

In Marzocchi Pompe, una delle spinte a passare al sistema SAP è stata la quotazione in Borsa: “Volevamo disporre di un bilancio certificato”, racconta il CIO Petrović. Un gestionale complesso è una tappa ambiziosa, ma il salto è stato compiuto in maniera ponderata, con una preparazione durata un anno.

“Abbiamo scelto un prodotto impegnativo, costoso, anche in termini di tempo per passare all’implementazione, e di ore di formazione per usarlo al meglio. Ma era un’evoluzione naturale per il nostro business, che dipende strettamente dalla disciplina finanziaria”, evidenzia il CIO. “Abbiamo condotto un lungo studio delle nostre esigenze e siamo stati in grado, nel momento del lancio, di usare da subito la piattaforma per la gestione del magazzino e del rapporto con i fornitori”.

Questa preparazione ha incluso un’analisi per adattare SAP alla struttura interna, e la collaborazione tra il dipartimento finanziario, la logistica e la produzione. Inoltre, Marzocchi Pompe ha attuato (insieme al fornitore Horsa) un percorso di formazione per le persone-chiave di ogni reparto legate all’utilizzo del nuovo sistema. “Abbiamo curato ogni dettaglio per poter fare tutto bene dall’ora zero”, sottolinea Petrović. “Il vantaggio è stato subito enorme, sia per le funzionalità intrinseche che per il collegamento al software MES”, ovvero il Manufacturing Execution System.

Il cloud a supporto dell’innovazione

Prima di questa svolta sul gestionale, Marzocchi Pompe aveva già implementato sistemi di comunicazione web e condivisione dei documenti in cloud: ciò ha favorito lo scambio di conoscenza tra le figure IT proprio in ottica di implementazione corretta delle nuove soluzioni digitali. 

Il cloud permette all’azienda anche di evolvere sullo stesso ecosistema integrando nuove funzionalità del gestionale e, quindi, progredendo in modo coerente nella trasformazione digitale. Il CIO di Marzocchi Pompe ha ora in cantiere la realizzazione di una funzionalità di e-commerce self-service (Sales Portal su SAP) per i Paesi in cui i distributori non sono presenti: i clienti potranno così effettuare acquisti e pagamenti in modalità autonoma. “Questo ci permette di aggredire nuovi mercati esteri e intanto ci fa risparmiare tempo e denaro”, evidenzia Petrović.

Impianti: il valore aggiunto dell’e-commerce

Cloud, e-commerce, piattaforme di business, connettività: gli indicatori di intensità digitale sono tutti interconnessi, come indica Lo Russo. A livello di cloud e cybersicurezza, Impianti usa un’infrastrutturazione a più livelli, con l’hosting dei servizi nell’Internet exchange di Milano e una connettività ridondante sui propri siti che prevede il ricorso sia alla fibra ottica che ai backup multipli su rame, mobile (4G e 5G) e satellite. “Senza connettività non si va da nessuna parte, rappresenta un bene primario come l’energia”, afferma il CEO/CIO di Impianti. “Io interpreto la trasformazione digitale come capacità di adattarsi flessibilmente alle evoluzioni tecnologiche o, con un termine molto usato, resilienza”.

Una di queste evoluzioni chiave per la trasformazione digitale è – abbiamo visto – l’e-commerce aziendale. Per Impianti, le vendite online hanno rappresentato un quarto del fatturato nell’ultimo esercizio, raddoppiando rispetto al 2021.

“Anche dietro la spinta del Covid, abbiamo accelerato la creazione del canale online come servizio ulteriore per i clienti esistenti che, se lo desiderano, possono muoversi in autonomia e velocemente sul sito”, racconta Lo Russo. “Il canale si è rivelato molto valido anche nell’attrazione di nuovi clienti, che rappresentano circa la metà di chi accede”. Molti di questi sono Pmi: le piccole imprese, mentre sono più lente a crearsi il proprio canale di vendita web, sono più ricettive al procurement online (le grandi imprese e la PA hanno maggiori vincoli).

Sulla piattaforma e-commerce di Impianti le varie operazioni (ricerca nel catalogo, ordine, pagamento) possono essere completate sia in autonomia sia chiedendo l’intervento del rappresentante di vendita nelle fasi finali dell’acquisto. “Penso per noi e per il cliente il commercio elettronico abbia aumentato l’efficienza del processo di acquisto”, dichiara Lo Russo.

La trasformazione digitale è una questione di vision

Soddisfare i criteri europei per la digitalizzazione non va inteso come un obiettivo tecnologico che si raggiunge comprando una o più soluzioni nuove per l’IT: su questo punto i CIO più innovativi sono concordi. “Nella trasformazione digitale più che il budget serve la mentalità”, evidenzia Lo Russo. “La digitalizzazione deve essere proattiva: scegliere fin dall’inizio le soluzioni che rendono la tecnologia una leva di sviluppo del business”.

La vision del CIO e della sua C-Suite coincide, dunque, con il guardare oltre il proprio perimetro aziendale. Vale per le grandi come per le piccole aziende: si è parte di un sistema imprenditoriale, economico e anche geopolitico in cui la digitalizzazione non è un’opzione, ma un imperativo per restare “in affari” – anzi, per crescere insieme al mercato e, possibilmente, anticiparlo.

Patrizia Licata
Di Patrizia Licata
Scrittore Collaboratore

Giornalista professionista e scrittrice. Dopo la laurea in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, ho iniziato a lavorare come freelance sui temi dell’innovazione e dell'economia digitale. Scrivo anche di automobili, energia, risorse umane e lifestyle. Da una ventina d’anni collaboro con le principali testate italiane su carta e web.

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